to be the wave that I am..."
Queste parole, cantate con voce graffiante, fanno parte della sigla iniziale di The Affair, una serie tv statunitense che ha appena concluso brillantemente la sua prima stagione.
La storia di due vite, una femminile e una maschile, che si intrecciano per caso, anzi controvoglia, nella cornice rarefatta di un'isola che sembra idilliaca. Ma i personaggi non sono modelli già visti, non sono personaggi: sono esseri umani, dunque non altrettanto idilliaci.
Vivi, veri, quasi tangibili. Con i loro angoli bui, così segreti da essere nascosti persino a loro stessi. Qui è la novità di The Affair: uno sguardo introspettivo e intimista che riesce a mettere lo spettatore di fronte al sè stesso più recondito, facendogli sentire la fluidità degli avvenimenti, facendolo immedesimare appunto in quell'onda densa di emozioni citata nella sigla.
Ma non è tutto.
Il modo in cui sono riportati i fatti è bipartito. E' questione di punti di vista. Dapprima la versione di lui e poi la versione di lei in un intreccio avvincente e a volte ingannevole. La prospettiva che cambia ci fa entrare sempre di più nell'intimità dei due e ci accorgiamo di come non conti ciò che accade, ma come esso viene interpretato.
Ci accorgiamo inoltre delle differenze che sussistono tra una sensibilità femminile e una invece maschile, tra il modo di pensare e immaginare di lui e quello di lei.
Ci accorgiamo di come a volte si reagisce diversamente, oltre che in base alla personalità e al carattere, anche in base al sesso.
Direi che tutta questa profondità non è da poco per un telefilm!
Ve lo consiglio, buona visione!